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Habitat Terapeutici

01 giugno 2016 — 4 minuti di lettura

Mi chiamo Alessandro Biamonti, ho conseguito una laurea in Architettura e un Dottorato di ricerca in Disegno Industriale e Comunicazione Multimediale.
Sono Professore Associato presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano, dove coordino le attività del Team Lab.I.R.Int (Laboratorio di Innovazione e Ricerca sugli Interni). Da tempo faccio parte del coordinamento del Dottorato in Design, con delega per le relazioni internazionali, e curo (insieme a Luca Guerrini) il Milano Design PhD Festival.

Faccio parte dell’Unità di Ricerca “Design, Theory, Research and Culture” della Universidad Estad Minas Gerais di Belo Horizonte (Brasile) e ho un ruolo di visiting associate professor presso la TMU di Tokyo (Giappone) e la KTU di Kaunas (Lituania). Ho quindi la fortuna di confrontare i risultati delle mie ricerche in vari contesti internazionali.
Tra le mie ultime pubblicazioni: Design & Interni (FrancoAngeli) e Archiflop (Sole24Ore Cultura).

Interni

Nel 2005, dopo il dottorato, insieme ad Andrea Branzi ho fondato Lab.I.R.Int – Laboratorio di Innovazione e Ricerca sugli Interni: un team di ricerca, che oggi coordino, focalizzato sugli aspetti antropologici del “fare interni oggi”.

Perché “fare interni oggi” significa confrontarsi con ambienti la cui fruizione è sempre più complessa. Per questo all’interno del nostro team abbiamo da tempo spostato il focus dalle questioni tecniche agli aspetti antropologici, culturali e percettivi. Perché l’attività di progetto è in effetti uno strumento di esplorazione degli aspetti antropologici dell’esistenza. Con questo approccio abbiamo recentemente affrontato il tema delle Rovine del Contemporaneo, ovvero di quegli artefatti costruiti negli ultimi decenni ed attualmente in disuso, in quanto incompiuti, abbandonati, etc. Tema delicato, a livello mondiale, al quale abbiamo appena dedicato il libro Archiflop per Sole24Ore Cultura.

Un altro fronte di ricerca, su cui lavoriamo ormai da circa 10 anni, è il mondo delle Terapie Non Farmacologiche per l’Alzheimer.

Alzheimer e Terapie Non Farmacologiche

L’Alzheimer è la più frequente delle demenze (rappresentandone circa l’80%), colpisce la popolazione anziana e può durare, con un progressivo decadimento cognitivo, diversi anni, con costi sociali altissimi.

All’interno della comunità scientifica mondiale negli ultimi tempi sta emergendo una particolare attenzione per l’approccio terapeutico non farmacologico che, sfruttando le capacità cognitive residue ed agendo sul trascorso personale, consente, soprattutto per le fasi più avanzate, di portare sollievo evitando di ricorrere a trattamenti farmacologici. Questo approccio terapeutico non farmacologico ha la caratteristica di mettere la “persona al centro”, evitando appunto l’accanimento farmacologico, ma perseguendo piuttosto le massime condizioni di benessere quotidiano.

La visione del mondo dell’individuo affetto da Alzheimer viene considerata, seppure extra-ordinaria, a pari dignità del resto del mondo. Quindi l’attenzione non viene posta nel curare una diversa sensibilità, quanto piuttosto nel prendersi cura di una persona estremamente sensibile.

Therapeutic Habitat

Lavorando insieme con i terapeuti e gli operatori che si occupano di Alzheimer con questo particolare approccio, abbiamo potuto constatare come l’intervento del design, del progetto, possa aumentare l’efficacia delle terapie non farmacologiche.

Abbiamo quindi sviluppato il concept di Habitat Terapeutici. Dove il termine habitat, mutuato dalla biologia, indica una serie di condizioni (fisiche, percettive, relazionali) che consentono le migliori condizioni di benessere per l’individuo (ed in questo sta l’effetto terapeutico).

Si tratta quindi di un progetto che non ha una scala di azione definita, in quanto si può operare dalla scala del singolo piccolo oggetto, se non addirittura di una particolare tipologia di servizio-relazione, fino ad immaginare uno scenario urbano.

Il Ruolo del Politecnico di Milano

  • 35 tesi di laurea magistrale.
  • relazioni con RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali) e Centri Alzheimer: convenzioni, workshop intensivi…
  • tre tesi di dottorato che hanno come oggetto lo sviluppo di ambienti, prodotti e sistemi a supporto delle terapie non farmacologiche per l’Alzheimer.
  • due patenti di design: “cabina terapeutica” destinata agli spazi di attesa delle strutture, “sistema ambientale per la terapia del treno” anche chiamato Treno Terapeutico.

Treno Terapeutico

Il percorso del Treno Terapeutico parte dall’intuizione del Dott. Ivo Cilesi, noto per aver introdotto in Italia molte Terapie Non Farmacologiche, che ha individuato nel viaggio in treno un’esperienza che accomuna differenti generazioni, status sociali, livelli di scolarizzazione.

Un’esperienza che generalmente infonde benessere e che viene quindi proposta per contrastare emergenze dovute a disturbi comportamentali, ansie da fuga, aggressività.

Il dispositivo, progettato con Ivo Cilesi e Lapo Lani, fa tesoro delle precedenti sperimentazioni migliorando l’esperienza generale attraverso l’ottimizzazione degli spazi, l’integrazione dei sistemi e la migliore gestione dei tempi e spazi di “attesa”.

Una delle maggiori soddisfazioni risiede nel sapere che persone particolarmente agitate, in preda a crisi di ansia da fuga, all’interno di questo ambiente, sono riuscite a calmarsi, rasserenarsi e perfino addormentarsi, senza ricorrere a trattamenti farmacologici. La proposta di un viaggio, cullati dal treno, arriva a sostituire quindi l’assunzione di pillole.

Perchè fare ricerca?

Se il design per l’industria esiste da un paio di secoli, il design come pratica antropologica accompagna gli esseri umani da migliaia di anni.

Siamo quindi parte di una disciplina giovane (l’ultima nata nel Politecnico) con una storia lunghissima.

Il design italiano, da sempre sperimentale, ha tra le sue caratteristiche, la ricerca integrata con il progetto.

Fare Ricerca è quindi parte integrante del Fare Design.