Materials Experience
01 giugno 2017 — 3 minuti di lettura
Sono ricercatore presso il Dipartimento di Design da quasi due anni, dopo aver passato otto anni al Dipartimento di Chimica, Materiali, Ing. Chimica “G. Natta” del Politecnico di Milano. Sono quasi vent'anni che faccio ricerca nell’ambito dei materiali e delle tecnologie che danno forma alla nostra quotidianità e il mio focus principale è ciò che durante il dottorato ho definito come “dimensione espressivo-sensoriale”.
Sono sempre stata appassionata di design e di oggetti e già da bambina ero curiosa rispetto a quella che oggi chiamiamo “cultura materiale”. Per mia fortuna, l’anno successivo al diploma, il Politecnico di Milano ha attivato il “Corso di Laurea in Disegno Industriale”, che oggi è diventata la Scuola del Design. Durante gli anni dell’università ho ulteriormente sviluppato questa curiosità, anche grazie alla possibilità di svolgere uno stage nello studio di uno dei più importanti designer italiani, Enzo Mari. Con questa esperienza, durata poi un paio di anni, ho compreso di avere una propensione alla ricerca per il design e ho cominciato a guardare al mondo dei materiali con crescente interesse.
Sono quindi quasi 20 anni che faccio ricerca nell’ambito dei materiali e delle tecnologie che danno forma alla nostra quotidianità e il mio focus principale è ciò che durante il dottorato ho definito come “dimensione espressivo-sensoriale”. Questo filone di ricerca guarda ai materiali per il design come strumenti attraverso i quali caratterizzare il progetto dal punto di vista della percezione, dell’emotività e del linguaggio. Attraverso la scelta dei materiali e la loro trasformazione, il designer progetta il linguaggio dell’artefatto e concretizza un mondo di riferimenti sensoriali ed emotivi, ne definisce la “materials experience”, ossia quell’esperienza che l’utente fa, e il designer è chiamato a progettare, tramite e grazie ai materiali dell’artefatto.
Le esperienze materiche emergenti nel contesto contemporaneo riguardano due fenomeni che si sono recentemente affermati e stanno continuando a svilupparsi, DIY Materials e ICS Materials.
Il primo fenomeno è quello dei DIY Materials, ossia materiali progettati e autoprodotti dal designer stesso. Anche il designer si è attivato rispetto al fermento attuale delle pratiche relative al making, alla rivalutazione del fare artigiano (artigianato evoluto), allo sviluppo dei fab lab, e alla democratizzazione delle tecnologie di realizzazione e produzione di artefatti come l’esempio famoso della stampa 3d e si contano sempre più casi studio non solo di oggetti autoprodotti, ma anche di materiali. Infatti, il designer oggi dimostra la necessità di voler riprendere in mano il processo progettuale dal suo inizio, creando egli stesso i materiali e gli strumenti per lavorarli, condividendo poi i risultati delle varie sperimentazioni. Le caratteristiche principali di questi materiali sono quelle di essere ricavati per lo più da “ingredienti” derivanti dal mondo delle risorse naturali e animali, oppure da scarti di altre lavorazioni. La ricerca sui DIY Materials è appena cominciata e al momento, per descrivere il fenomeno, sono stati collezionati più di 150 casi studio di materiali autoprodotti. Questi casi studio serviranno per inquadrare e definire meglio il fenomeno.
Il secondo fenomeno che influenza la nostra esperienza con i materiali nel quotidiano è il continuo diffondersi e affinarsi delle tecnologie dell’interazione. La necessità di interagire e comunicare con e tramite qualsiasi cosa, sta investendo anche i materiali, che stanno diventando sempre più Interattivi, Connessi e Smart.
ICS materials è infatti il titolo di una ricerca appena cominciata e finanziata dal Dipartimento, come tema di rilevante interesse per la ricerca nel design. In sintesi, la qualità dell’interazione dipende anche dai materiali usati per concretizzare gli oggetti dell’Internet of Things o dello smart design. La comunità scientifica della Human Computer Interaction si apre al design e in particolare ai materiali per il design, per riconoscere anche il ruolo dei materiali nelle dinamiche dell’interazione e nella creazione dell’esperienza dell’utente. La ricerca vuole riesaminare il concetto di computazione in termini più “materiali”, studiando le proprietà e le qualità materiche in grado di favorire nuove opportunità di interazione ed esperienza. Il fine del progetto è quello di creare delle linee guida di progettazione con questi materiali che possono essere i più avanzati come i più tradizionali. Inoltre, lo scopo è quello di creare una rete internazionale di ricercatori interessati al tema dei materiali nell’interaction design per proseguire la ricerca anche in contesti europei.
I materiali sono da sempre un argomento di interesse per la ricerca di design. Quello che stiamo cercando di fare qui al Dipartimento di Design è di portare avanti una ricerca sui materiali sia teorica che sperimentale in grado di valorizzare la “cultura dei materiali”.
Per fare questo, usiamo un approccio sviluppato in collaborazione con la Prof. Elvin Karana (TUDelft) chiamato Materials Driven Design, che mira a evidenziare il ruolo fondamentale del materiale nel processo progettuale, ruolo che può condizionare l’intero sviluppo del progetto stesso. L’approccio materials driven promuove la cultura dei materiali e indica la disciplina del design come indispensabile per la ricerca nel mondo attuale dei materiali e delle tecnologie.