The Materials Generation
01 ottobre 2018 — 4 minuti di lettura
Hola!
Sono Camilo Ayala, vengo dalla Colombia, e sono dottorando presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. Sono anche Assistant Professor alla Universidad de los Andes a Bogotá, che tra l’altro sta finanziando il mio percorso di dottorato.
Sono venuto in Italia per la seconda volta per fare ricerca o, meglio, per continuare a imparare a fare ricerca. Sono laureato in Industrial Design e in Textile Design, Universidad de los Andes, e, grazie anche alla laurea magistrale in Design del Prodotto, Domus Academy, Milan - Master diploma awarded dalla University of Wales, UK, la mia propensione verso i prodotti e i materiali è sempre stata presente e forte. Infatti, sia durante i miei studi universitari, sia lavorando come progettista e, poi, facendo ricerca applicata, mi sono innamorato dei materiali: sono loro, infatti, che ci permettono di fare.
Ho scelto il Politecnico per il mio dottorato per tre ragioni principali: per prima cosa, perché i concetti che oggi riconosciamo nell’ambito del design dei materiali si sono sviluppati proprio qui in Italia, già dai tempi del movimento radicale, e perché i pionieri di queste riflessioni e sperimentazioni sono parte della storia fondativa sia della originaria Domus Academy (dove ho studiato e lavorato in passato), sia del Dipartimento di Design del Politecnico. La seconda ragione è che oggi al Dipartimento di Design ci sono molti ricercatori con un approccio ai materiali aggiornato e all’avanguardia, con un sviluppo in linea con altre grandi scuole europee come il Royal College of Art di Londra, il TU Delft e la Design Academy di Eindhoven. È stato proprio Ezio Manzini, in un suo viaggio presso la mia università a Bogotá di qualche anno fa, a suggerirmi di lavorare con Valentina Rognoli, mia relatrice, con la quale facciamo parte del Laboratorio di ricerca internazionale Materials Experience Lab insieme a ricercatori del TU Delft. Infine, perché qui a Milano succedono cose come in nessun altro posto al mondo per quanto riguarda il design! Solo vivendo qui si possono capire e dunque, in quanto ricercatore straniero, questo è il luogo migliore in Italia per svolgere un dottorato in Design.
La mia ricerca approfondisce la riflessione sui DIY-Materials ovvero i materiali auto prodotti, principalmente dai designers. Mi sono occupato in questi tre anni di analizzare meglio questo fenomeno, sviluppando una classificazione ispirata alle prime categorizzazioni fatte dagli scienziati del XVI secolo, nello specifico quella di Carolo Linnaeus. Tale categorizzazione è di supporto a una strutturazione scientifica dei DIY-Materials verso la definizione di DIY- Materials Kingdoms (Ayala-Garcia, Rognoli & Karana, 2017) (Ayala-Garcia & Rognoli, 2017), che si differenziano dai materiali classicamente sviluppati da ingegneri e scienziati dei materiali, cioè dai cosiddetti STEM Materials (Science, Technology Engineering & Mathematics Materials). La nostra ricerca sta anche tentando di avvicinare le persone ai materiali e alla conoscenza delle loro qualità e proprietà; per questo, parliamo di DIY-Materials for Social Change, in un processo in cui gli utenti diventano parte attiva del progetto, in linea con le riflessioni più attuali sullo sviluppo di prodotti sostenibili e sullo sviluppo di economie circolari nell’ambito dei materiali.
Il titolo della mia tesi è The Materials Generation: è, infatti, la generazione contemporanea di progettisti quella che prende letteralmente in mano la materia e la genera, anche grazie alla democratizzazione della tecnologia (cosa che ancora non accadeva ai tempi della Bauhaus o dell’uscita de “La materia dell’invenzione” di Ezio Manzini), e che cerca di fare progetti (speriamo) in una maniera maggiormente consapevole, laddove non si sceglie più il materiale alla fine del processo progettuale, ma lo si realizza per il progetto stesso.
Questa ricerca, oltre alla disseminazione dei suoi risultati, sta anche proponendo nuovi modelli alla didattica della Scuola di Design, permettendo agli studenti e, perché no, anche alla comunità della Bovisa, di avvicinarsi ai materiali, e generando innovazione sociale a partire dalla materia. Ad esempio stiamo costruendo, grazie al supporto del Laboratorio prototipi e di Polifactory, le quattro macchine di Precious Plastic di Dave Hakkens un progetto open source volto al recupero della plastica e di altri materiali di scarto in-house, che trasforma il rifiuto in una risorsa per la progettazione. Questa attività di ricerca è svolta all’interno del progetto Polisocial Tambali Fii, coordinato da Andrea Ratti, entro il quale andremo a testare l’uso di queste macchine e a proporre iniziative di economia circolare in Senegal. All’interno della classificazione dei kingdoms dei DIY-Materials, abbiamo definito questo approccio e i diversi materiali auto prodotti come parte del regno Kingdom Recuperavit, quello in cui le parole “scarto” o rifiuto” non esistono più. Speriamo che queste macchine si possano sempre usare, modificare e aggiornare in base alle esigenze accademiche, generando una trasformazione dei metodi di progettazione e prototipazione e generando così anche risorse materiche. Questi processi, infatti, sono stati testati anche nel corso a scelta della Laurea Magistrale “Designing Materials Experiences”: i materiali progettati dagli studenti sono già disponibili nel catalogo della Materioteca del Politecnico, completi dei campioni e delle ricette per poterli realizzare. Gli studenti che hanno partecipato alle due edizioni del corso provenivano da 61 nazioni diverse e hanno sviluppato ben 178 materiali “Made @ Polimi”: grazie anche a loro, abbiamo avviato diverse sperimentazioni didattiche in Europa, che abbiamo definito DIY-Materials on tour.
Tutto ciò dimostra come lo sviluppo di tali processi sia parte integrante di iniziative di economia circolare: questo approccio permetterà, speriamo, di dare autonomia produttiva a diverse comunità dove sono già presenti risorse sia naturali che di recupero. Continueremo a testare questo modello anche attraverso la recente adesione al Laboratorio Lens.
Muchas Gracias!