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Trasmedia Design

02 novembre 2017 — 2 minuti di lettura

Mi chiamo Mariana Ciancia e sono Ricercatrice presso il Dipartimento di Design del Politecnico di Milano. Ho studiato al Politecnico dove mi sono laureata in Design della Comunicazione e ho conseguito il titolo di Dottore di Ricerca in Design. Sono membro di Imagis Lab e lavoro qui da circa 10 anni, tranne per un breve periodo che ho trascorso all’estero, presso il Media Lab della Aalto University, dove ho avuto la possibilità di approfondire alcuni dei temi cardine della mia ricerca.

Dallo scorso anno insegno Narrazione Interattiva al Politecnico e Digital Media presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

I miei interessi di ricerca riguardano i temi della convergenza mediatica, dei nuovi media e della cultura collettiva e partecipativa con l’obiettivo di studiare come i paradigmi della comunicazione multicanale, crossmedia e transmedia, modificano i processi di produzione, distribuzione e consumo degli artefatti comunicativi.

Questi interessi di ricerca si sono concretizzati nel mio percorso dottorale nel quale ho affrontato il tema della transmedialità che viene intesa come una pratica di progettazione con cui è possibile affrontare la complessità dello scenario mediale contemporaneo.

La transmedialità è una pratica costituita da conoscenza tacita, con professionisti di grande esperienza che hanno e stanno operando secondo un sapere non esplicito e mutuato dalla tradizione. Motivo per cui il processo di progettazione dei mondi narrativi e della loro distribuzione su molteplici canali non è stato normato, ma segue un approccio di "learning by doing", quindi imparare attraverso il fare tipico delle botteghe rinascimentali, recuperato dal campo del design.
Per espandere le potenzialità di questa disciplina ad altre aree oltre a quelle classiche dell’intrattenimento, è necessario sviluppare un modello su una prassi progettuale che deriva dal mondo professionale, e questa è l'ipotesi da sono partita e che mi ha accompagnato in questi anni.
In quanto designer, quindi, il nostro compito è quello di identificare degli strumenti interpretativi e delle linee-guida per una progettazione transmediale.

La ricerca si è concretizzata in una sistematizzazione delle molteplici definizioni esistenti sul tema della transmedialità per contribuire in maniera attiva alle discussioni in atto e proporre uno strumento utile sia all’analisi, sia alla progettazione di sistemi transmediali. Quello che ho proposto, infatti, è uno strumento analitico e progettuale per la disciplina che ho definito Transmedia Design.

Ciò che, secondo il mio lavoro, si delinea all’orizzonte è quindi una disciplina all’intersezione tra i media studies e la design culture che permetta ai ricercatori e ai professionisti di analizzare, sviluppare e gestire dei sistemi di comunicazione multicanali basati sulla costruzione e la gestione di mondi narrativi. La lettura della transmedialità attraverso la lente del design mi ha permesso di descriverla come una pratica che opera come problem solver e sense maker, andando a rispecchiare quelli che sono i ruoli del design.

Questo mi ha portato in quest’ultimo anno a focalizzare la ricerca su due filoni specifici. La Narrazione Interattiva, con la sperimentazione di strumenti capaci di supportare lo sviluppo di mondi narrativi autogenerativi, e quindi sostenere in futuro un’espansione transmediale, e il Vidding, in collaborazione con un collega sociologo esperto di teoria delle pratiche, per capire come questi mondi narrativi creati diventano materiale vivo che i fan manipolano e remixano, contribuendo direttamente alla costruzione delle narrazioni.